Il mutuo a tasso variabile è, insieme a quello a tasso fisso, la soluzione più conosciuta ed applicata nel panorama delle offerte degli istituti bancari.
La sua caratteristica principale è ovviamente quella di avere un interesse, e quindi una rata, potenzialmente variabili per tutta la durata del mutuo.
Ma quali sono i vantaggi ed i rischi connessi a questa soluzione? Come funziona nel dettaglio? E’ quello che cercheremo di spiegare, anche ricorrendo a qualche esempio pratico
Come funziona il mutuo a tasso variabile
Come ogni tipo di mutuo, anche quello a tasso variabile avrà una rata da corrispondere periodicamente (in genere ogni mese) che dipenderà, oltre che dall’importo richiesto e dalla durata, dal tasso di interesse. Quest’ultimo, per i mutui a tasso variabile, è dato quasi sempre dalla somma di due componenti:
-l’Euribor (o in alternativa,come vedremo, il tasso BCE), variabile nel tempo
-lo spread applicato dalla banca, fisso e definito all’atto della sottoscrizione del mutuo.
L’Euribor è un indice definito come la media dei tassi applicati negli scambi tra le principali banche europee. In pratica riflette il costo del denaro utilizzato dalle banche negli scambi tra di loro. Il suo valore può variare nel tempo, ed avere anche segno negativo. Esistono diversi tipi di Euribor in base alla durata, 1 mese (Euribor 1m), 3 mesi (Euribor 3m), ecc.
Lo spread invece è un valore fisso che è parte specifica dell’offerta dell’istituto bancario. Spesso riflette la politica di quel determinato istituto e la situazione del mercato: se infatti una banca vuole acquisire molti clienti sui mutui puo’ decidere di fare delle politiche molto aggressive riducendo lo spread, o viceversa alzarlo se non ha particolari obiettivi in merito.
Quindi l’Euribor e lo spread sono le due componenti del tasso che verrà applicato, la prima fissa e l’altra variabile, che riflettono rispettivamente l’andamento del costo del denaro e le strategie degli istituti bancari
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Il tasso variabile: un esempio pratico
Supponiamo di voler aprire un mutuo così definito:
- Importo: euro 100.000
- Durata: 20 anni
- Tasso: variabile
Ipotizziamo che l’Euribor 3m abbia un valore pari allo 0,5% e che lo spread applicato dalla banca sia dell’ 1,0%.
Il tasso applicato in partenza sarà quindi pari a:
- Euribor 3m 0,5% + spread 1,0% = 1,5%.
La rata mensile di partenza risulterà pari a circa 480 euro: se l’Euribor 3m rimanesse costante nel tempo, questa sarebbe la rata da pagare per tutta la durata del mutuo.
Nella realtà, invece, l’Euribor 3m potrebbe aumentare o diminuire, oppure, nel corso degli anni, fare entrambe le cose in periodi diversi: 20 anni non sono pochi.
Supponiamo quindi che dopo 5 anni l’Euribor 3m sia salito di un punto, da 0,5% a 1,5%. Il tasso d’interesse complessivo sarà diventato:
- Euribor 3m 1,5% + spread 1,0% = 2,5%
e, di conseguenza, la rata sarà aumentata, ma di quanto?
Diciamo subito che in base alle formule adottate dalle banche potrebbero esserci delle differenze, il tema è molto complesso per essere analizzato in questa sede. Per avere un’idea sotto certe ipotesi la rata potrebbe diventare di circa 520 euro, con un incremento pari all’8%. Ma con altri criteri di calcolo l’importo potrebbe essere superiore, salvo poi decrescere successivamente.
Da quanto detto si può facilmente comprendere come il meccanismo di funzionamento di un mutuo a tasso variabile possa essere estremamente complesso se si vanno a vedere i dettagli, ed avere un’idea di come potrebbe evolvere la propria rata è molto importante per una corretta valutazione del rischio.
Meglio l’Euribor o il tasso BCE?
Entrando un po’ più in dettaglio, in realtà sul mercato esistono soluzioni diversi di indicizzazione dei mutui a tasso variabile.
Innanzitutto come abbiamo visto esistono diversi tipi di Euribor, a 1, 3, 6 e 12 mesi. Inoltre alcuni istituti bancari consentono anche l’indicizzazione al tasso BCE, ovvero il tasso ufficiale definito dalla Banca centrale Europea. Ma quali sono le principali differenze, e cosa conviene scegliere?
- Innanzitutto vale la pena sottolineare come la scelta del tipo di Euribor (ad esempio tra 1 o 3 mesi) non ha nulla a che vedere con la frequenza della rata di rimborso del nostro mutuo (esistono infatti forme di rimborso alternative a quello mensile, ad esempio semestrale o annuale).
- Il tasso BCE in genere è più stabile dell’Euribor: quest’ultimo è rilevato giornalmente, mentre il tasso BCE viene variato al massimo qualche volta in un anno sulla base delle decisioni della Banca centrale Europea.
- Analogamente l’Euribor 1m è soggetto ad una maggiore fluttuazione rispetto all’Euribor 3m o agli “altri Euribor”, ed in genere ha valori più bassi.
Cosa convenga scegliere è argomento spesso dibattuto e probabilmente non è possibile dare delle regole generali. Anche perché lo spread applicato dalla banca può essere anche significativamente differente, ad esempio quello applicato in caso di indicizzazione al tasso BCE in genere è più elevato.
E’ quindi consigliabile non fare una scelta a priori sul tipo di indicizzazione del mutuo, ma valutare le singole proposte degli istituti bancari considerando anche lo spread applicato.